Crohn

Il morbo di Crohn è una malattia infiammatoria intestinale cronica che generalmente si manifesta in giovane età, ma non si possono escludere casi atipici di diagnosi tardiva. La malattia solitamente alterna fasi asintomatiche a focolai infiammatori di gravitá variabile ed é fondamentale sapere come alimentarsi durante ogni fase.

Perché insorge il morbo di Crohn?

Come la colite ulcerosa, il morbo di Crohn è una malattia infiammatoria cronica di cui non si conosce attualmente l’eziologia esatta né la cura definitiva. Tuttavia, é ormai riconosciuto il ruolo del sistema immunitario nel danno alla mucosa intestinale. Il sistema immunitario reagirebbe in modo inadeguato ed esacerbato alla presenza del microbiota che normalmente colonizza la mucosa intestinale, danneggiando così il tessuto.

L’origine della malattia é multifattoriale, e i fattori predisponenti comprendono una certa predisposizione genetica (i.e alterazione del gene NOD2) associata a stimoli ambientali pro-infiammatori. I fattori ambientali includono, soprattutto, l’uso di farmaci antinfiammatori non steroidei, il fumo e lo stress psicofisico.

La mortalità per malattia di Crohn è stimata al 5-10% e, poiché si tratta di una malattia cronica parzialmente idiopatica (vedi sotto), attualmente non esiste una cura definitiva. Tuttavia, alcuni derivati ​​dell’aspirina, dei corticosteroidi e dei soppressori del sistema immunitario sono utilizzati principalmente allo scopo di alleviare i sintomi nelle riacutizzazioni acute.

Localizzazione e sintomi

La malattia può interessare l’intero tratto digerente ma il tratto più colpito è l’intestino, in particolare la porzione finale dell’intestino tenue (ileo terminale) e l’intestino crasso. Sintomi e complicanze compaiono solitamente in una fase acuta della malattia mentre quando i focolai infiammatori sono in remissione il morbo di Crohn non causa grossi problemi (fase non acuta o asintomatica).  Purtroppo durante un focolaio di infiammazione acuta possono vedersi compromessi gravemente il metabolismo della mucosa intestinale, l’assimilazione dei nutrienti e la salute degli organi circostanti alla zona interessata (peritoneo, vescica, uretra, utero, ecc.).

I primi sintomi che preannunciano una fase acuta della malattia sono: febbre, dolore localizzato nella zona addominale (quadrante inferiore destro) con peggioramento alla palpazione, diarrea e, in alcuni casi, segni precoci di malassorbimento. La diagnosi deve necessariamente escludere altri disturbi con sintomi simili o sovrapposti (colite ulcerosa del retto e appendicite infettiva, per esempio).

Complicazioni della malattia di Crohn

Un morbo di Crohn particolarmente aggressivo, ignorato o non trattato adeguatamente, può causare alcune complicazioni di notevole entità.

Ad esempio, può causare alterazioni anatomiche del tratto digerente. Tra questi: stenosi, fistole, perforazioni e ascessi, che richiedono un intervento chirurgico. Non infrequenti sono altre complicanze, come alterazioni cutanee come l’eritema nodoso o altre come l’artrite, lesioni epatiche, la diminuzione dell’albumina sierica e la trombosi venosa.

Ma soprattutto, colpendo il tratto digerente e danneggiando soprattutto la mucosa intestinale, è inevitabile che il morbo di Crohn possa generare complicazioni nutrizionali.

Complicanze nutrizionali: malassorbimento, carenze e conseguente malnutrizione

Il morbo di Crohn puó consurre a possibili carenze nutrizionali e un conseguente quadro di malnutrizione.

Il malassorbimento indotto dalla malattia di Crohn può variare a seconda del grado di danneggiamento della mucosa e delle zone colpite. Di solito si distingue tra malassorbimento generico (se la malattia colpisce diverse aree dell’intestino tenue) e malassorbimento specifico (quando interessa solo l’ileo terminale e l’intestino crasso).

Conseguenze del malassorbimento

Nel caso di una diagnosi di morbo di Crohn, è essenziale prendersi cura della dieta, sebbene il livello di attenzione e cura varierà a seconda della fase della malattia. Una dieta sana, nutriente e non irritante è fondamentale non solo per evitare di esacerbare le infiammazioni più o meno gravi subite dalle pareti intestinali. Ha anche l’obiettivo di ridurre il rischio di malassorbimento, carenze e conseguente malnutrizione. Poiché la malnutrizione grave causata da meccanismi di assorbimento intestinale alterato è in grado di causare debolezza o, nei casi più gravi, cachessia.

Carenza di vitamina B12

La porzione intestinale più comunemente colpita dal morbo di Crohn è l’ileo terminale, ovvero il tratto in cui viene assorbita la vitamina B12 o cobalamina e dove vengono riassorbiti i sali biliari rilasciati dalla cistifellea durante la digestione. Essendo coinvolta in una moltitudine di processi metabolici cellulari, qualsiasi carenza di cobalamina può avere conseguenze molto gravi. Insieme al cosiddetto fattore intrinseco (secreto nello stomaco), la vitamina B12 costituisce il fattore di maturazione dei precursori dei globuli rossi nel midollo osseo.

Inoltre, la cobalamina è un fattore metabolico cellulare molto importante nella sintesi nucleica: partecipa alla sintesi degli acidi nucleici (DNA, RNA) e regola il metabolismo di carboidrati, lipidi e proteine.

Ricordiamoci che, in un soggetto sano, la vitamina B12 viene solitamente immagazzinata nel fegato in grandi quantità; pertanto, la carenza si manifesterebbe solo a lungo termine. Tuttavia, contrariamente a un quadro fisiologico, nella malattia di Crohn il trofismo di queste riserve è inesorabilmente compromesso. Ecco perché il problema nutrizionale più frequente di questa patologia si riferisce all’alterazione dei globuli rossi e al peggioramento dello stato anemico pernicioso. A volte, se è concomitante con una carenza di ferro, l’anemia può anche peggiorare.

Altri segni legati alla carenza di vitamina B12 sono: debolezza, pallore, ittero, affaticamento, lingua morbida, pruriginosa e molto arrossata, formicolio, ridotta percezione del dolore, irritabilità, cefalea, tendenza alla depressione, ridotta efficienza mentale, disturbi dell’equilibrio e disturbi del sonno.

È importante sottolineare la gravità di una carenza di vitamina B12 durante la gravidanza. Essendo un fattore metabolico cellulare molto importante nella sintesi nucleica, la carenza di vitamina B12 aumenta la possibilità di malformazioni irreversibili fino a cinque volte quella del feto. Ne consegue che una donna incinta con malattia di Crohn deve necessariamente integrare questa vitamina in modo più preciso di una donna sana.

Altre carenze legate al morbo di Crohn

Come abbiamo detto, il riassorbimento dei sali biliari avviene anche nell’ileo terminale. Un ridotto riassorbimento di questi fluidi non è di per sé un grande problema di salute; tuttavia, può avere conseguenze indirette che possono minarlo. Poiché una funzione caratteristica dei sali biliari è la capacità di emulsionare i grassi alimentari e favorirne l’assorbimento, rimanendo nel lume intestinale impediscono l’assorbimento di gran parte dei grassi alimentari, provocando steatorrea e compromettendo l’assorbimento di altri nutrienti liposolubili. Ecco perché alcune molecole liposolubili, tra cui principalmente vitamine, vengono continuamente espulse, lasciando emergere in alcuni casi un quadro di carenza. Le vitamine che sono principalmente coinvolte nel malassorbimento dei lipidi sono la vitamina K o antiemorragica e la vitamina D o il calciferolo.

La carenza di vitamina K è associata a maggiori difficoltà di coagulazione, mentre la carenza di vitamina D, essendo un precursore ormonale, può causare un’alterazione del metabolismo osseo (rachitismo, osteomalacia e osteoporosi) e aumentare il rischio di malattie cardiovascolari.

Va notato che la maggior parte della vitamina D è prodotta per via endogena e che, tranne nei casi in cui il soggetto non è mai esposto alla luce solare, il morbo di Crohn raramente causa carenze molto gravi di questa vitamina.

Diarrea

La diarrea acquosa del morbo di Crohn, diversa dalla steatorrea già descritta (sebbene entrambe siano presenti occasionalmente), è principalmente dovuta al ridotto assorbimento di glucosio.

Gli zuccheri che non vengono assorbiti e che rimangono nel lume intestinale possono causare due effetti collaterali molto diversi. Da un lato esercitano un potere osmotico sulla mucosa e “attingono” acqua dai tessuti all’interno del lume intestinale, provocando diarrea e conseguentemente disidratazione.

D’altra parte, aumentano la proliferazione della flora batterica per effetto prebiotico degli zuccheri stessi.

Perdita di sali minerali

La diarrea causata dal morbo di Crohn è spesso causa di perdita di minerali e conseguentemente di alterazioni dell’equilibrio elettrolitico del sangue, principalmente dovute a variazioni dei livelli di calcio, magnesio e potassio.

Ciò si manifesta con la comparsa di qualche disagio nervoso (periferico) e muscolare; in particolare, crampi e ridotta efficacia della contrazione. Raramente raggiunge livelli avanzati di carenza più rischiosi per la salute.

Normalmente la carenza viene compensata con l’uso di integratori alimentari o soluzioni parenterali.

Il deterioramento dell’equilibrio intestinale causato dalla malattia provoca diarrea acquosa e talvolta steatorrea.

Disbiosi intestinale

Nella malattia di Crohn è comune la disbiosi intestinale, cioè un’alterazione del microbiota intestinale saprofitico. Ciò è dovuto al fatto che il microbiota è talvolta sovrastimolato, malnutrito o addirittura modificato (a causa della steatorrea e del deterioramento generale dell’intestino) nel corso della malattia infiammatoria intestinale.

Oltre a fungere da barriera contro le infezioni, va ricordato che i microrganismi che compongono un microbiota intestinale sano (eubiosi) producono vitamine essenziali (come la vitamina K) e molecole che nutrono gli enterociti (acidi grassi a catena corta e poliammine ). Pertanto, qualsiasi compromissione della flora batterica può peggiorare ulteriormente la disponibilità di micronutrienti e favorire la comparsa di carenze o addirittura carenze.

Cosa mangiare durante una fase acuta

La dieta da adottare nella fase acuta è leggermente diversa da una normale dieta sana. Non tanto per la composizione in termini di nutrienti, soprattutto per la forma di assunzione e il suo ridotto livello di complessità chimica.

Durante una riacutizzazione acuta del morbo di Crohn è necessario lasciare a riposo l’intestino e, allo stesso tempo, aumentare il potenziale di assorbimento, evitare alcune molecole alimentari potenzialmente dannose e quindi ridurre infiammazioni, steatorrea, diarrea acquosa e malassorbimento.

A livello compositivo, l’unica DIFFERENZA veramente SOSTANZIALE rispetto ad una dieta normale ed attuale è l’assunzione di fibre. Poiché la fibra va assolutamente evitata nella fase acuta, mentre è un valido aiuto (nelle corrette tipologie e quantità) nella fase di prevenzione o remissione di un focolaio, per prendersi cura della salute dell’intestino.

Naturalmente le raccomandazioni dietetiche saranno più o meno rigide a seconda della gravità / aggressività del focolaio in corso.

Scarica la TABELLA: Crohn_Raccomandazioni nutrizionali nelle varie fasi della malattia 

In tutti i casi dove possibile, si preferisce evitare un tipo di nutrizione parenterale (endovenosa) e si adotta la nutrizione enterale, ovvero soluzioni / dispersioni (semi) liquide vengono ingerite attraverso un tubo oro-gastrico (inserito nel sistema digerente attraverso bocca) che contiene tutti i nutrienti “semplificati” in una distribuzione equilibrata. Le soluzioni enterali non richiedono uno sforzo digestivo significativo e difficilmente richiedono il coinvolgimento dei succhi digestivi.

Invece, le iniezioni endovenose vengono utilizzate per l’integrazione di vitamine a rischio di carenze, quasi tutte immagazzinate dal fegato, come per la somministrazione di grandi quantità di vitamina B12. Nei casi più gravi, la linea endovenosa (gocciolamento) viene utilizzata anche per ripristinare l’equilibrio del sale e dell’acqua.

Altre supplementazioni

Alcuni specialisti scelgono di arricchire le soluzioni utilizzate per la nutrizione enterale in fase acuta con alcuni nutrienti specifici, al fine di dare maggior supporto alla farmacoterapia. Ad esempio, è spesso integrato con:

  • Acidi grassi Omega 3: per la sua azione antinfiammatoria.
  • Glutammina e acido butirrico (che è a catena corta): per la loro capacità di nutrire le cellule intestinali (enterociti).
  • Prebiotici: per mantenere il trofismo della flora batterica saprofita. A tal proposito non tutti sanno che, oltre a fungere da barriera contro le infezioni, questi microrganismi producono vitamine e molecole che nutrono gli enterociti (acidi grassi a catena corta e poliammine), contribuendo al trofismo della mucosa intestinale.

Al contrario, se la dieta enterale è mista (soluzioni / sospensioni e alimentazione), alimenti che contengono:

  • Lattosio (latte e latticini)
  • Zucchero e sale da cucina (saccarosio raffinato e cloruro di sodio)
  • Articoli scarsamente digeribili e potenzialmente fermentescibili (frutta intera o intera, verdura, cereali e legumi)
  • Elementi piccanti (capsaicina da peperoncino, piperina da pepe, gingerolo da zenzero, isotiocianato da rafano, allicina da aglio e cipolla, ecc.).
  • Molecole parzialmente carbonizzate (composti di Maillard, acrilammide, acroleina, formaldeide, ecc.)
  • Funghi, a causa del loro contenuto di tossine. A tal proposito, va notato che molti non sanno che tutti i funghi, anche quelli commestibili, producono e contengono una piccola quantità di sostanze velenose (motivo per cui si consiglia di evitarne l’assunzione nelle fasce di popolazione più vulnerabili come donne e neonati / bambini fino a 6 anni). Inoltre, questi alimenti, in particolare quelli raccolti da soli, possono contenere tracce significative di contaminanti.
  • Alcool etilico e molecole stimolanti (bevande alcoliche e bevande o alimenti contenenti caffeina o simili, come teobromina, teina, ecc.).
  • Grassi in eccesso e / o di bassa qualità (soprattutto quelli idrogenati, poiché talvolta ricchi di catene in conformazione trans).
  • Additivi (il termine è generico, ma principalmente quelli con residui di titanio, considerato un acceleratore dell’infiammazione del morbo di Crohn).
  • Farmaci o contaminanti, residui (antibiotici, pesticidi, ecc.).

Alimentazione per la fase asintomatica

Poiché il morbo di Crohn è una patologia cronica, anche se non siamo in una fase acuta, è importante mantenere una dieta che tenga conto di alcune precauzioni. Anche così, la dieta comune da adottare in caso di morbo di Crohn non richiede misure particolarmente difficili da rispettare.

Prima di tutto è fondamentale chiarire come si cucina. Ovvero quali metodi di cottura prediligere per evitare sia l’eccesso di grasso che l’ingestione di cataboliti tossici prodotti durante la preparazione.

I sistemi più consigliati sono: bollitura in poca acqua, cottura a vapore oa pressione, sottovuoto, a bassa temperatura e cottura in pentola.

Si consiglia di evitare o almeno limitare ad un uso sporadico metodi di cottura quali: frittura, grill e piastra.

Mentre sarebbe meglio moderare altri metodi, come stufare e brasare, soffriggere (a meno che non si utilizzi carta forno), arrostire al forno (a meno che non si utilizzi un sacchetto).

In questo modo è possibile anche durante la fase asintomatica, il morbo di Crohn necessita di poche attenzioni. Se sei responsabile di reazioni avverse, è meglio escludere latte e latticini, cioè alimenti che contengono quantità significative di lattosio.

Anche nella fase asintomatica del morbo di Crohn, si raccomanda di limitare o eliminare l’uso di zucchero e sale da cucina, spezie piccanti, bevande alcoliche e cibi o bevande contenenti stimolanti.

Scegli alimenti di qualità

Nella scelta, è consigliabile scegliere alimenti con una buona tracciabilità e che garantiscano l’assenza di contaminanti (metalli pesanti, tra gli altri), pesticidi, plastificanti (bisfenolo), ormoni e residui farmacologici (antibiotici). Lo stesso vale per gli additivi, in particolare quelli contenenti tracce di titanio.

Naturalmente, la scelta di una alimentazione viva, naturale e biologica è l’opzione vincente nei soggetti con malattia di Crohn.

Cosa fare se compaiono i primi sintomi gastrointestinali

In caso di comparsa dei primi sintomi di disturbi gastrointestinali (ad esempio gonfiore addominale, gas, crampi) si consiglia solitamente di ridurre il consumo di alcuni alimenti come banane, latticini, asparagi o cavolfiori. Ovviamente si consiglia di evitare le bevande gassate. È importante mantenere una dieta equilibrata e varia, sapendo che la frutta è molto salutare, ma che se consumata in abbondanza facilita la produzione di gas.

Sara Tulipani

Sara TulipaniPhD

Life Coach specializzata in cambi di alimentazione e stile di vita, Dottorato di Ricerca in Alimenti e Salute, Master Internazionale in Nutrizione e Dietetica – FUNIBER

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